“CASO” BERNARDESCHI: LA PUNTA DI UN ICEBERG

COMUNICATO STAMPA
“CASO” BERNARDESCHI: LA PUNTA DI UN ICEBERG
Sappiamo che uno dei più ben pagati giocatori di calcio italiani ha i mezzi per difendersi dalle polemiche di questi giorni e che, mentre l’odio “social” si concentra su di lui, ogni giorno ci sono persone meno famose con varianti di genere anche piccole, che faticano a trovare un lavoro, quando trovarlo è già difficile per tutti, producendo una esclusione quasi totale (l’esempio più classico e diffuso è per i casi molto visibili delle persone transgender da maschio a donna e, in parte, da femmina a uomo).
Né ci interessa ascrivere Bernardeschi alla “categoria transgender”. Per noi, che siamo ispirati al Manifesto Pangender, ogni variazione, anche solo estetica, dagli stereotipi di genere è figlia della stessa natura che produce i più brutali atti contro persone che non corrispondono agli stereotipi di come deve essere un “maschio”, un “uomo” (in misura inferiore vale anche per le donne).
Ci preoccupa la mentalità che sta dietro l’odio verso Bernardeschi solo per avere indossato abiti “neutri” o comunque non classicamente maschili e con apparenze estetiche femminili. Ci preoccupa l’odio verso chiunque si discosti, anche di una virgola, dal perdurante maschilismo che rinchiude gli uomini dentro una gabbia molto stretta di comportamenti. Mentalità che poi, per i discostamenti più ampi (transgender), diventa anche un odio non più solo “social”, ma con pesanti ricadute nella vita quotidiana, fino al rischio di morte.
Bernardeschi si difende dicendo che quanto indossava erano pantaloni larghi e non una gonna. Difesa debole perché anche i pantaloni larghi appartengono agli stereotipi femminili (la gonna pantalone la usano gli uomini?)… Meglio quando afferma che ognuno/a è libero di vestire come meglio gli o le piace. Ma è un’affermazione che, in un mondo come quello del Calcio, dove il maschilismo trova la sua massima espressione in Italia (il calcio femminile in Italia è trasmesso solo da una tv Europea, non italiana… o le resistenze di molti club di Calcio a lanciare seriamente i settori femminili nel proprio club) viene accolto come inutile e un pizzico arrogante.
Oggi il “caso” Bernardeschi attira l’attenzione mediatica perché riguarda ovviamente un personaggio famoso a cui, neppure la ricchezza e il potere, consentono di buttare giù il muro della mentalità maschilista che oramai è stata introiettata anche da molte donne (sic! Altro che femminismo).
Noi come unica associazione Pangender (tutte le identità di genere, tutti gli orientamenti sessuali tra adulti consenzienti non devono generare classifiche di merito o di “giusto” e “sbagliato”) esprimiamo a Bernardeschi la nostra solidarietà e ci mettiamo a sua disposizione e a disposizione di tutti gli altri cittadini (regolari e non) per consigliare e, ove possibile, aiutare, qualunque persona che subisca discriminazioni a causa della propria identità di genere, ruoli di genere, orientamento sessuale e affettivo e contro gli stereotipi di genere e di orientamento sessuale.
Genova, 29 luglio 2017
Mirella Izzo (Presidente Onoraria)
Federico Acquarone Caprini (
Presidente)

 

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